giovedì 20 novembre 2008

la qualità?


La musica nelle orecchie mi isola dal resto dell'universo. Il pullman è lentissimo oggi, chissà quanto ci metterò. Intanto penso che sarebbe bello scattare una foto da quella prospettiva. Sembrerebbe quasi professionale ma poi mi ricordo di avere una misera macchina compatta, che fa le foto tutte uguali, volti bianchi su sfondi neri, peggio di una profezia. Non vengono mai quelle foto mozzafiato che ti struggono i sensi e ti tritano la carne, sono tutte foto fatte in serie. E tolgo il flash, ma tanto non ho la mano ferma nemmeno da addormentata, figuriamoci su un pullman borbottante. Pensare che volevo fare il chirurgo. Ahimè, il destino ha parlato, ha salvato delle persone mandandomi a fare psicologia: così mette in pericolo me. Uno contro mille. Economia deterministica: il destino è tassonomico, calcolatore, preciso e non superficiale.
In uno di quei mille test di "personalità" mi viene chiesto: "credi che il destino possa essere cambiato?", io rispondo sicura: si. Questa è la classica risposta che si vuole dare, è la bugia che in quel frangente vogliamo raccontarci. Anche perchè non c'è nessuno a controllare cosa rispondi.
In realtà io non credo di poter cambiare il destino: credo che si possa indirizzare, ma certe cose ti spettano e te le tieni. Altrimenti non diremmo "tutto torna" o "la ruota gira". Noi tutti lo diciamo. Quando un'amica ci dice "quello stronzo bastardo!", mica le diciamo "Te la sei cercata bella!" (o almeno, se proprio se l'è cercata, la mettiamo in altri termini), bensì esclamiamo "HA! Vedrai che avrà quel che si merita" oppure "non ti preoccupare, avrai la tua rivincita" e non lo diciamo in senso Possibilistico ossia "se ti ci metti di impegno potrai", ma la mettiamo come affermazione. Legge. Costante. Immutabile. E' così, punto e basta.
Quindi trovo anche sia normale che io mi lamenti costantemente e spesso venga colta dallo sconforto e dall'odio per codesto Fato, che con me ultimamente si è un po' accanito.
E poi oggi su Vanity Fair leggevo di un libro, The Secret: in poche parole si basa sulla legge dell'attrazione = un individuo può comportarsi come un magnete ed attirare a sè gli oggetti dei suoi desideri. Il motto è all'incirca "pensi - credi - ottieni". Quindi noi tutti dovremmo ad esempio metterci a dormire e pensare intensamente a qualcosa che vogliamo e più ci pensiamo più lo attiriamo a noi. Ma se quell'oggetto c'ha da fare? Mi chiedo io. Io penso e credo un sacco, ma forse è l'intensità che non è al massimo. Però insomma, uno ha tanti problemi nella vita, tanti sensi di colpa, tante preoccupazioni e adesso dobbiamo pure avere questo masso sulla testa del "no.. non ci ho messo abbastanza intensità".
Trovo sia stancante basare tutto sulla quantità, sull'abbastanza, sul troppo poco, sul non il massimo. Io credo fermamente nella qualità. Un minuto totale, contro anni di noia. Un giorno da leone, contro cento da pecora. La qualità, nella vita di ogni giorno (e dobbiamo parlare di sesso?).

Questo il destino chissà se lo sa, chissà se ci pensa intensamente oppure si limita a tenerne conto, lì, nell'anticamera del cervello.
E comunque The Secret me lo leggo, perchè sto destino ha proprio rotto. Basta con "quando meno te lo aspetti..". E' una cazzata, noi aspettiamo sempre tutto perchè in fondo siamo una specie codarda divisa fra fortunati e sfigati. Tutto qui. Questione di qualità.


"Una formalità.. o questione di qualità" (CCCP)

domenica 9 novembre 2008

E' sempre meglio dormirci su.


Stava immobile, con lo sguardo fisso a chiedersi com'era potuto succedere. Cercava disperata un perchè e una risposta e un motivo e una motivazione. A posteriori. Il danno era fatto. Il cuore era a mille e la testa faticava a raccogliere quel pochino di sangue necessario per un ragionamento compiuto. Non c'era verso di uscirne, era successo. Non si poteva rimediare "indietro non si torna indietro non si torna" continuava a ripetersi. Si alzò di scatto come a dimostrare a se stessa che lei era lì, ed era padrona di sè. Una sigaretta viene spenta e un'altra subito riaccesa. In bocca un sapore orribile, le mani tremano, quella roba le scende in gola fin giù giù giù nel profondo dei polmoni e riesce fuori con una smorfia quasi di disgusto. Ma quel bastoncino velenoso è l'unica cosa che la tiene àncorata alla realtà, un filo bluastro che la tira via da quei pensieri vorticosi e soffocanti.

Quella mattina era uscita di casa di corsa, con il suo solito ritardo, uscendo dall'ascensore aveva infilato la manica del giubbotto rimasta a penzoloni e chiuso la borsa straripante di libri e cazzate varie, il tutto correndo,inciampando,salutando il vicino,chiudendo il portone come fosse il giorno più importante della sua vita. Quella frenesia era insolita e anche lei cominciava a notarlo, proprio mentre l'i-pod cominciava a suonare "Ninna nanna per nina" e lei, sempre a passo svelto, impazziva per recuperare una delle due cuffie che le ciondolava davanti annodandosi su se stessa, incrementando così la frenesia di cui sopra. Il pullman stava tardando, lei pensò che quell'ansia poteva essere dovuta al caffè troppo forte che aveva giusto trangugiato pochi minuti prima. Boh, chissà. Il pullman arriva, sale e trova posto. Si sistema, prende il telefono e scrive un sms "Sono salita adesso sul pullman, 10 minuti e sono lì." Invia. L'i-pod si è spostato su tonalità più melense, skippa 5 o 6 canzoni finchè non trova la sua preferita. Sospira soddisfatta e si accomoda meglio sul sedile. Ancora pochi pezzi e arriva la sua fermata "alla fin fine sono in orario" si congratula con se stessa. Il suo amico di sempre la aspetta al Bar davanti all'università per fare colazione insieme e poi recarsi ognuno alla propria lezione. Eccolo lì, al loro tavolo preferito: ha già preso due caffè e due brioches conoscendo alla perfezione i gusti della sua più cara amica. "eccoti", "eccomi..", bacio, "come (bacio) stai?", "bene.. stamattina non riuscivo ad alzarmi.. tu stai bene?", "no..", "???", "già...". Una conversazione come tante, una chiacchiera segreta fra due amici uniti da sempre, qualche confidenza leggera e qualcuna più spinta, una risata e un rimprovero, un consiglio e qualche sigaretta. Tutto nella norma. E poi la mazzata. Lui sorride, lei sorride. Si crea una scia fra i loro occhi, le espressioni del viso cambiano, assumono una forma nuova e diversa, qualcosa che dice ad entrambi di avvicinarsi l'un l'altro come per vedersi meglio, guardare di più.. E lì accade. La scia si interrompe dopo pochi lunghissimi secondi, lei guarda l'ora e dice "oddio devo scappare, ci sentiamo più tardi?", "si ok", bacio bacio, e via.

Pochi secondi di etere e la sua vita ha cambiato completamente direzione. Da nord a sud, da destra a sinistra, da sopra a sotto.. tutto ribaltato. Lei lo ama e da tanto e questo sarà difficile da analizzare. Non lo richiamò nel pomeriggio, non rispose alle sue chiamate nè ai suoi sms. Rimase sola con il peso di quell'avvenimento: lei e la sua voglia di realizzare che sì, sì, da sempre ne era stata innamorata. Lei e le sue farfalle nello stomaco. Lei e i suoi sorrisi endogeni, che molto probabilmente arrivavano dalla pancia, dalle farfalle, senza preavviso ad intervalli regolari. Come contrazioni prima di un parto. Lei e quella tachicardia. Lei e quella stanza dove insieme sono cresciuti e si sono confidati ogni minimo atomo di sè stessi. Lei e i suoi ricordi, lei e il suo futuro incerto. Era successo: si era innamorata e proprio di lui. Sconvolta continua a lungo a cercare un perchè, ingenua non capisce che non lo troverà nemmeno dopo 1000 lune, nemmeno di fronte al Signore, nemmeno di fronte alla sfera di cristallo. Ma spaventata come sempre, rimase ore ed ore a fissare il muro e chiedersi se quel rischio era davvero necessario, se quell'amore fosse da liberare e poi attendere il male di ritorno. Spaventata, chiuse le tende, spense il telefono e decise che era molto più saggio dormirci su.




"Ti guardo che dormi e mi basta.." (TARM)