giovedì 18 dicembre 2008

...


Non so.

Ti ho visto oggi

camminare da lontano.

non so cosa mi è preso:

il cuore!

si è fermato.

Un attimo.

E poi è ripartito,

velocissimo.



giovedì 20 novembre 2008

la qualità?


La musica nelle orecchie mi isola dal resto dell'universo. Il pullman è lentissimo oggi, chissà quanto ci metterò. Intanto penso che sarebbe bello scattare una foto da quella prospettiva. Sembrerebbe quasi professionale ma poi mi ricordo di avere una misera macchina compatta, che fa le foto tutte uguali, volti bianchi su sfondi neri, peggio di una profezia. Non vengono mai quelle foto mozzafiato che ti struggono i sensi e ti tritano la carne, sono tutte foto fatte in serie. E tolgo il flash, ma tanto non ho la mano ferma nemmeno da addormentata, figuriamoci su un pullman borbottante. Pensare che volevo fare il chirurgo. Ahimè, il destino ha parlato, ha salvato delle persone mandandomi a fare psicologia: così mette in pericolo me. Uno contro mille. Economia deterministica: il destino è tassonomico, calcolatore, preciso e non superficiale.
In uno di quei mille test di "personalità" mi viene chiesto: "credi che il destino possa essere cambiato?", io rispondo sicura: si. Questa è la classica risposta che si vuole dare, è la bugia che in quel frangente vogliamo raccontarci. Anche perchè non c'è nessuno a controllare cosa rispondi.
In realtà io non credo di poter cambiare il destino: credo che si possa indirizzare, ma certe cose ti spettano e te le tieni. Altrimenti non diremmo "tutto torna" o "la ruota gira". Noi tutti lo diciamo. Quando un'amica ci dice "quello stronzo bastardo!", mica le diciamo "Te la sei cercata bella!" (o almeno, se proprio se l'è cercata, la mettiamo in altri termini), bensì esclamiamo "HA! Vedrai che avrà quel che si merita" oppure "non ti preoccupare, avrai la tua rivincita" e non lo diciamo in senso Possibilistico ossia "se ti ci metti di impegno potrai", ma la mettiamo come affermazione. Legge. Costante. Immutabile. E' così, punto e basta.
Quindi trovo anche sia normale che io mi lamenti costantemente e spesso venga colta dallo sconforto e dall'odio per codesto Fato, che con me ultimamente si è un po' accanito.
E poi oggi su Vanity Fair leggevo di un libro, The Secret: in poche parole si basa sulla legge dell'attrazione = un individuo può comportarsi come un magnete ed attirare a sè gli oggetti dei suoi desideri. Il motto è all'incirca "pensi - credi - ottieni". Quindi noi tutti dovremmo ad esempio metterci a dormire e pensare intensamente a qualcosa che vogliamo e più ci pensiamo più lo attiriamo a noi. Ma se quell'oggetto c'ha da fare? Mi chiedo io. Io penso e credo un sacco, ma forse è l'intensità che non è al massimo. Però insomma, uno ha tanti problemi nella vita, tanti sensi di colpa, tante preoccupazioni e adesso dobbiamo pure avere questo masso sulla testa del "no.. non ci ho messo abbastanza intensità".
Trovo sia stancante basare tutto sulla quantità, sull'abbastanza, sul troppo poco, sul non il massimo. Io credo fermamente nella qualità. Un minuto totale, contro anni di noia. Un giorno da leone, contro cento da pecora. La qualità, nella vita di ogni giorno (e dobbiamo parlare di sesso?).

Questo il destino chissà se lo sa, chissà se ci pensa intensamente oppure si limita a tenerne conto, lì, nell'anticamera del cervello.
E comunque The Secret me lo leggo, perchè sto destino ha proprio rotto. Basta con "quando meno te lo aspetti..". E' una cazzata, noi aspettiamo sempre tutto perchè in fondo siamo una specie codarda divisa fra fortunati e sfigati. Tutto qui. Questione di qualità.


"Una formalità.. o questione di qualità" (CCCP)

domenica 9 novembre 2008

E' sempre meglio dormirci su.


Stava immobile, con lo sguardo fisso a chiedersi com'era potuto succedere. Cercava disperata un perchè e una risposta e un motivo e una motivazione. A posteriori. Il danno era fatto. Il cuore era a mille e la testa faticava a raccogliere quel pochino di sangue necessario per un ragionamento compiuto. Non c'era verso di uscirne, era successo. Non si poteva rimediare "indietro non si torna indietro non si torna" continuava a ripetersi. Si alzò di scatto come a dimostrare a se stessa che lei era lì, ed era padrona di sè. Una sigaretta viene spenta e un'altra subito riaccesa. In bocca un sapore orribile, le mani tremano, quella roba le scende in gola fin giù giù giù nel profondo dei polmoni e riesce fuori con una smorfia quasi di disgusto. Ma quel bastoncino velenoso è l'unica cosa che la tiene àncorata alla realtà, un filo bluastro che la tira via da quei pensieri vorticosi e soffocanti.

Quella mattina era uscita di casa di corsa, con il suo solito ritardo, uscendo dall'ascensore aveva infilato la manica del giubbotto rimasta a penzoloni e chiuso la borsa straripante di libri e cazzate varie, il tutto correndo,inciampando,salutando il vicino,chiudendo il portone come fosse il giorno più importante della sua vita. Quella frenesia era insolita e anche lei cominciava a notarlo, proprio mentre l'i-pod cominciava a suonare "Ninna nanna per nina" e lei, sempre a passo svelto, impazziva per recuperare una delle due cuffie che le ciondolava davanti annodandosi su se stessa, incrementando così la frenesia di cui sopra. Il pullman stava tardando, lei pensò che quell'ansia poteva essere dovuta al caffè troppo forte che aveva giusto trangugiato pochi minuti prima. Boh, chissà. Il pullman arriva, sale e trova posto. Si sistema, prende il telefono e scrive un sms "Sono salita adesso sul pullman, 10 minuti e sono lì." Invia. L'i-pod si è spostato su tonalità più melense, skippa 5 o 6 canzoni finchè non trova la sua preferita. Sospira soddisfatta e si accomoda meglio sul sedile. Ancora pochi pezzi e arriva la sua fermata "alla fin fine sono in orario" si congratula con se stessa. Il suo amico di sempre la aspetta al Bar davanti all'università per fare colazione insieme e poi recarsi ognuno alla propria lezione. Eccolo lì, al loro tavolo preferito: ha già preso due caffè e due brioches conoscendo alla perfezione i gusti della sua più cara amica. "eccoti", "eccomi..", bacio, "come (bacio) stai?", "bene.. stamattina non riuscivo ad alzarmi.. tu stai bene?", "no..", "???", "già...". Una conversazione come tante, una chiacchiera segreta fra due amici uniti da sempre, qualche confidenza leggera e qualcuna più spinta, una risata e un rimprovero, un consiglio e qualche sigaretta. Tutto nella norma. E poi la mazzata. Lui sorride, lei sorride. Si crea una scia fra i loro occhi, le espressioni del viso cambiano, assumono una forma nuova e diversa, qualcosa che dice ad entrambi di avvicinarsi l'un l'altro come per vedersi meglio, guardare di più.. E lì accade. La scia si interrompe dopo pochi lunghissimi secondi, lei guarda l'ora e dice "oddio devo scappare, ci sentiamo più tardi?", "si ok", bacio bacio, e via.

Pochi secondi di etere e la sua vita ha cambiato completamente direzione. Da nord a sud, da destra a sinistra, da sopra a sotto.. tutto ribaltato. Lei lo ama e da tanto e questo sarà difficile da analizzare. Non lo richiamò nel pomeriggio, non rispose alle sue chiamate nè ai suoi sms. Rimase sola con il peso di quell'avvenimento: lei e la sua voglia di realizzare che sì, sì, da sempre ne era stata innamorata. Lei e le sue farfalle nello stomaco. Lei e i suoi sorrisi endogeni, che molto probabilmente arrivavano dalla pancia, dalle farfalle, senza preavviso ad intervalli regolari. Come contrazioni prima di un parto. Lei e quella tachicardia. Lei e quella stanza dove insieme sono cresciuti e si sono confidati ogni minimo atomo di sè stessi. Lei e i suoi ricordi, lei e il suo futuro incerto. Era successo: si era innamorata e proprio di lui. Sconvolta continua a lungo a cercare un perchè, ingenua non capisce che non lo troverà nemmeno dopo 1000 lune, nemmeno di fronte al Signore, nemmeno di fronte alla sfera di cristallo. Ma spaventata come sempre, rimase ore ed ore a fissare il muro e chiedersi se quel rischio era davvero necessario, se quell'amore fosse da liberare e poi attendere il male di ritorno. Spaventata, chiuse le tende, spense il telefono e decise che era molto più saggio dormirci su.




"Ti guardo che dormi e mi basta.." (TARM)

mercoledì 29 ottobre 2008


Stavamo nascosti sotto quel lenzuolo bianco, come bambini a giocare, come morti in eterno riposo. E avevamo fatto l'amore sotto quel lenzuolo, molte volte in una sola lunghissima notte. Le luci dei lampioni per strada, filtravano fra le tende rosse lasciando intravedere pezzi di pelle sudata, in un sonno agitato, stavamo entrambi con un occhio sempre aperto come per non perdersi neanche un minuto, neanche un secondo di quell'evento. Non ci accadeva da anni. Ci guardavamo si, ma senza vederci, come avessimo mangiato vetro: da una parte all'altra, eravamo solo corpi messi lì, a convivere insieme nello stesso nido, ma senza condividerlo. Ci incrociavamo il meno possibile, perchè le nostre presenze erano come cariche opposte, si respingevano se troppo vicine. Era irritante il contatto, il dialogo, la sintonia. Eravamo animali dipendenti, in cattività forzata. Forzata da chissà cosa poi.

Un giorno mi scrisse "se ci amiamo, se ancora abbiamo una speranza insieme dimostramelo venendo all'ora x, nel posto x". Era un tentativo di incuriosirmi, di riaccendere questa farsa che stavamo portando avanti da anni ormai.. Un anello al dito ci impediva di distruggerci del tutto e questo mi creava una frustrazione immensa. Avevo due giorni, 48 merdosissime ore per decidere se presentarmi o no. Lui cercava la complicità con me e mi chiedevo come avesse fatto a superare la mia carica repulsiva. Non vedevo in questo gesto coraggio, amore, rispetto, sincerità o affetto.. Mi chiedevo solo come avesse fatto biologicamente ad abbassare la guardia.

Per quelle 48 ore di convivenza, quelle ultime 48 ore, abbiamo continuato ad ignorarci. Io dalla mia parte e lui dalla sua, poche domande essenziali e risposte telegrafiche. "mangi?" - "si" e questo non significava nemmeno "allora mangiamo insieme". era solo una pura e semplice trasmissione di informazioni = mangerò prima o poi, si, è mia intenzione. Continuavo a non poterlo avvicinare eppure lui è stato molto bravo a non fare pressione. Alla 42esima ora ero ormai convinta a non presentarmi, a fare le valigie e lasciare per sempre quella prigione. Ma accadde un qualcosa di strano, durante quella 42esima ora. Piansi. Piansi tutto il male di quegli anni, piansi i silenzi, piansi le urla e i litigi a notte fonda, piansi le risposte seccate, piansi le assenze, piansi le mille strategie per evitarlo, piansi la sua rabbia e la mia, la nostra rabbia. E poi piansi i baci, le canzoni d'amore, le risate, le vacanze, le camminate sotto la pioggia perchè la macchina non partiva, piansi le foto insieme, piansi le sue braccia durante il mio dolore, piansi il suo dolore, piansi le battaglie insieme e la nostra giovinezza, piansi anche quel bambino, piansi il nostro amato cane, piansi il suo sorriso e i suoi occhi versi, piansi il mio cuore invecchiato e impietrito, piansi il suo che si stava riaprendo al mio. Gonfia e orribile, non ho pensato a nient'altro che a cambiare le lenzuola, metterle bianche e candide e profumate come a dirgli "questo amore puro non lo voglio far morire", infilato il cappotto e corsa fuori perchè mancavano pochi minuti e lui non mi avrebbe aspettato a lungo.
L'amore fu tanto e i baci ancor di più e da quel lenzuolo bianco noi abbiamo stretto un patto più forte del destino: di comune accordo ci siamo detti "in questa cosa ci siamo in due", ci sentivamo giovani e bellissimi e innamorati e quel freddo Gennaio diventò per noi la prima vera primavera.




"la nostra passione non muore ma cambia colore"

giovedì 16 ottobre 2008


Io sono una persona nervosa. E se mi dicono "uuh ma come sei nervosa!" io mi innervosisco. Parecchio. Però non ci posso fare niente, sono così di natura, mi sveglio sempre col piede sbagliato e prima di poter comunicare e interagire al mattino mi ci vuole almeno mezz'oretta. Poi ci sono rari casi in cui ingrano un po' prima, ma quello si sa, è per apparire migliori di come si è. I difetti vengono tutti dopo, mai all'inizio: incontriamo una persona. Carina. Ci incuriosisce. Già a questo punto, noi siamo come deviati, l'occhio comincia a vedere quel che vuole. Quando poi l'interesse è ricambiato tutto si complica: si sommano le due cecità e ne viene fuori un bel casino. Tutto bello, rosa e fiori, "abbiamo gli stessi interessi!", "si anche io tifo Juve!", "bellissimo il film dei Simpson, guardiamolo insieme una volta!". E torni a casa stordito. E senza che tu te ne accorga, dopo pochi mesi, ti ritrovi imbarcato in una situazione troppo stretta e ti chiedi "ho mai fatto uso di droghe negli ultimi mesi?". Sempre così: dopo un po' la tipa diventa gelosa, il tipo non ti accompagna a vedere i film di Moccia, la tipa vuole presentarti i suoi, il tipo non vuole presentarti i suoi amici... E allora mi chiedo: ma non si poteva fare che quando due persone si conoscono, invece di raccontare quello che conviene, si mettono lì con calma seduti e rilassati a stilare una bella lista dei propri difetti? Così uno sa cosa può accettare e cosa no e quindi calcolare meglio il rapporto investimento/guadagno (dio quanto cinismo ci sto mettendo...).

esempio:

"ciao!"
"ciao scusa il ritardo!" (non sapevo cosa mettermi: gonna troppo troia,pantaloni troppo suora)
"no figuuurati.. " (aspetto da mezz'ora. ma come si è vestita?)
"allora.. beviamo un caffè?" (tanto sono già schizzata!)
"si certo.. hai portato la lista?" (non sto qui a perder tempo)
"si e tu?" (non vuole perder tempo)
"sìsì!" (prevenuta)
E via con le liste.
Io metterei:
- prepotente
- possessiva
- nervosa
- sono praticamente l'incarnazione di Paperino: goffa, maldestra, casinista
- parlo con gli animali con un tono di voce che sfiora i 100mila decibel
- juventina
- ho la cellulite
- fumo e bevo come un uomo
- mi piace andare a ballare
- ho molti amici maschi
- mio papà potrebbe segarti le gambe
- mi mangio le unghie
- dico milioni di parolacce
- non so portare i tacchi
- mi imbarazza fare regali e quasi sempre svelo cosa c'è nel pacchetto
- sono sempre in ritardo
- spesso ascolto la musica techno, ma sono una rocker dentro.

Ne avrei tanti altri ma adesso devo andare a cenare.

L'unica cosa che mi turba di questo meccanismo è: saremmo in grado di mentire anche su una lista di difetti? Ma soprattutto:
saremmo così sventati da accettare comunque una lista di difetti ignobile, solo per il gusto di lanciarci verso qualcuno di nuovo?
Io credo proprio di sì.

Siamo imbecilli in amore e questo si è capito.

lunedì 13 ottobre 2008

Battesimo


Apro questa pagina, senza troppe pretese: non so dove andrà, non so quanto durerà.

La apro. E ci scrivo. E ci rifletto. Perchè spesso mi ritrovo a notte fonda a scrivere su una bianchissima pagina di Word.. a scrivere scrivere scrivere. Poi rimane lì, archiviata assieme ad altre pagine di word che vengono dimenticate per mesi e mesi e mesi. E mi sembra ingiusto. Anche loro hanno bisogno di sentirsi utili. Mi stupisco di aver così poco riguardo per i miei pensieri, i miei piccoli parti giornalieri. Poveretti, orfani, inesistenti. Sono pur sempre parte di me. E' molto più carino metterli qui, su questa paginetta rosa e viola e lillà, un po' di vanità anche per i pensieri suvvia.

L'unica cosa che mi preoccupa è la punteggiatura. Alle elementari ero fortissima in analisi logica, grammaticale, del periodo, del tema, del racconto, del poema ecc ecc-. Avevo tutti "Ottimo!" e "Bravissima!" (insomma quei voti ridicoli che ci davano alle elementari tipo: Benino. Benino?! ).

Però con la punteggiatura ero una chiavica. Non c'era verso che mi entrasse in testa. Questo spiega come mai qualsiasi mio scritto sia un tripudio di punti. Punto.

Ora dovrò uscire allo scoperto e ammettere : Sì. Non so usare la punteggiatura. Anzi. Non so, usare la. Punteggiatura.


ma i pensieri di questo se ne fregano, loro non badano a punti e virgole o virgolette, quelli scorrono senza sosta alla James Joyce, 12 mila capitoli ininterrotti di parole e parole e parole verbi aggettivi pronomi congiunzioni locuzioni e via. Poi arriva Freud e dice "le libere associazioni". E io direi che da lì comincia tutta una nuova era di letteratura moderna.


E voilà, ho battezzato questo blog.

Buonanotte